8-12 Aprile 2016
Secondo la tradizione, Antioco nacque attorno al 95 – 96 d.C. in Mauritania, allora annessa all’Impero di Roma. Governatore di questa regione pare fosse lo stesso padre di Antioco, di cui non si conosce il nome, ma che di certo era di religione pagana, al contrario della moglie Rosa e dell’altro fratello Platano (il sardo Pardamu), sicuramente cristiani (in una chiesa rurale nei pressi di Villaspeciosa si vedono dipinti in un medesimo quadro i due santi Antioco e Platano).
Padre Tommaso Napoli nel suo libretto “Vita, Invenzione e Miracoli del glorioso Martire Sant’Antioco detto volgarmente Sulcitano” pubblicato a Cagliari nella Reale Stamperia nel 1734 descrive riccamente le opere del Santo: “Piamente e cristianamente educato il nostro Antioco applicossi dopo i primi studi a quello della medicina, che gli servì di mezzo opportuno per facilitargli la conversione d’un gran numero d’infedeli….
Sparsasi perciò ben presto la fama del disinteresse, della carità, e dei prodigi del cristiano medico, era incredibile il concorso di ogni genere di persone che a lui ricorrevano per sollievo, e costretto vedeasi chiamato da più parti a scorrere or in questa or in quella contrada, qual fatica però egli con piacere addossatasi.
Il nome, ed il grido d’un medico sì valente non poté restare lungo tempo ignoto al Romano Imperatore Adriano, che portato dal suo genio ambulatorio trovatasi verso l’anno di Cristo 126 in quelle regioni d’Africa”.
L’imperatore fece comparire Antioco al suo cospetto e lo accusò, nella sua qualità di medico e scienziato, di aver prestato il suo nome ad una setta nemica dell’impero e di aver negato il culto degli dei per adorare un uomo crocifisso. Dalle parole Adriano passò alle minacce, poi ai supplizi. Antioco è sospeso all’eculeo, gli si applicano ai fianchi fiaccole accese, viene immerso in una caldaia di pece bollente, è destinato in pasto alle fiere, ma con fede incrollabile supera tutti i pericoli.
Allora Adriano lo invita nel tempio.
Padre Tommaso Napoli: ” Misero che non vedea apparecchiarsi nuovi trionfi alla fede dei cristiani, ed a se, ed a’ suoi idoli nuova confusione! Imperciocché entrato appena Antioco nel tempio dei falsi numi, invocato il nome del suo Dio e fattosi il segno della croce, tremò al punto la terra, si scossero le mura del tempio e caddero a terra infranti quanti idoli innalzato colà vi avea la cieca superstizion dei gentili. Fuggì Adriano e con esso tutta la corte ed il numeroso popolo ivi accorso temendo restar massacrati dalle rovine del crollante tempio…”
Il principe decide di mandare il santo in esilio.
” onde fatto tosto il rescritto, ed intimatoglielo, fu Antioco consegnato ad un cavaliere, o capitano chiamato Ciriaco, affinché al luogo il menasse del suo destino. Imbarcati sopra una nave, dopo sofferte alcune furiose tempeste calmate colle orazioni del santo, approdarono alle spiagge dell’isola di Sulcis, e trovatala deserta, ivi lo lasciarono in abbandono”.
La leggenda vuole che qui, raccolto in preghiera nella sua grotta, Antioco muore mentre attende di venir prelevato dalle guardie romane che dovevano condurlo a Karales. Subito dopo la sua morte, che la tradizione fissa attorno all’anno 127, la fama delle sue opere si sparse nel Sulcis e poi in tutta la Sardegna. Numerosi pellegrini accorrevano alla sua tomba e ne invocavano aiuto e protezione. Nel luogo del “martirio” del santo moro sulcitano (si tratta di un ipogeo punico monocellulare che fa parte di un complesso catacombale di notevolissime dimensioni ancora in gran parte inesplorato), sorse il primo nucleo di una delle cattedrali più antiche della Sardegna, il cui primo impianto, unito al cimitero catacombale, è datato V secolo.
Una lapide, anche questa databile allo stesso periodo rinvenuta nel 1615 sulla tomba che si suppone quella del santo cristiano, attesta la storicità del personaggio. L’iscrizione è da ritenersi, verosimilmente, come il documento più antico che riguarda Antioco; in questa è detto santo – BEATI SCI ANTHIOCI – e vescovo – PONTIFICIS XRI -. Le strutture originarie della chiesa sono tipiche dell’architettura bizantina. La cupola è senza dubbio l’elemento architettonico più importante e presenta come quella di S. Saturno di Cagliari, le scuffie agli angoli del quadrato su cui imposta, particolare costruttivo del IV-V secolo.
Questa lapide attesta che il culto di S. Antioco è antichissimo e forse già conosciuto prima del VI secolo. Nel 1089 il Giudice Costantino donava ai monaci Vittoriani di Marsiglia la chiesa di S. Antioco in Sulcis e questa, il 13 luglio 1102, veniva riconsacrata, dopo alcune riparazioni, dal vescovo Gregorio. Nel 1124 un altro Giudice di Cagliari, Mariano Torchitorio, donava al Santo tutta l’isola sulcitana che dal quel momento prenderà il nome di Isola di Sant’Antioco.